(-your lips my biggest weakness contest) a letter for you., #hurricane.

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#hurricane
view post Posted on 26/6/2010, 23:24




vabbuò, io posto. se ho sbagliati sezione-roba da scrivere-qualcosaltro, mi scuso xD è venuto un po' lunghetto... scusa di nuovo .-.

SPOILER (click to view)
letterforyou.

capitolo uno. una lettera.
"Estate del 2042. Il mondo non è ancora finito, il sole splende e io ho ben 52 anni. A volte mi ricapita di tornare indietro con la mente, a ricordare gli anni in cui cantavo, ero famoso. Non ho rimorsi nè rimpianti riguardo a quel periodo della mia vita - finito solo alcuni anni fa, quando ho deciso definitivamente di ritirarmi a vita privata. Ma più di tutto, viaggio nei miei ricordi per tornare ai giorni in cui eri viva, e ti amavo alla follia. Avevamo sedici anni, eravamo felici e avevamo tutta la vita davanti...

«Justin, stai fermo! Un passo indietro... dai, non fare quelle smorfie! Voglio almeno una foto decente di te!» mi sgridavi sempre, il tuo sorriso che si intravedeva da dietro la macchina fotografica e il groviglio delle tue braccia. Se non avessi visto quel sorriso, avrei pensato che eri arrabbiata sul serio. Eri molto brava come attrice. Quando mi confessasti che il tuo sogno era recitare, non me ne stupii più di tanto. Più che altro fui felice del fatto che mi avevi rivelato un tuo segreto. Ero contento del nostro nuovo cameratismo, della nostra complicità e intimità.
click. «Oh, alleluia! E' venuta bene!». Risi e tornai da te. Ti abbracciai stretta stretta, perchè non avevo altro modo per farti capire cosa tu fossi per me. Non sapevo ancora che parole usare per dirti che ti amavo, ma era quello che sentivo. Ti amavo. Si dice che i sentimenti non si dimostrano a parole, ma con i gesti. Ma il mio unico rammarico è di non avertelo mai detto, che ti amavo. Te lo feci capire, e tu di sicuro lo capisti. Ma non ho mai detto "Ti amo" in vita mia, perchè l'unica persona a cui avrei voluto dirlo eri tu, e tu mi sei scivolata tra le dita come acqua, come vento, come polvere.

Il silenzio della notte era assordante. Tu mi dicesti: «Zitto, voglio ascoltare il rumore della notte» e io tacqui immediatamente, rispettoso di ogni tuo desiderio. Rimasi in silenzio e ascoltai la notte. Ci sentii tante cose. Primo tra tutti, il tuo respiro. Era lento, cadenzato, rilassato. Ogni tuo respiro per me era un dono, una sinfonia meravigliosa da ascoltare per sempre. Non mi sarei mai stancato di ascoltare il suono del tuo respiro.
Al tuo respiro si aggiunse il cri cri dei grilli, e il soffio del vento, il frullare delle ali di una civetta e lo sfrigolio delle foglie. In lontananza udii lo sciabordio delle onde, e il verso di un qualche uccello rapace.
«Che cosa senti?» mi chiedesti.
«Sento te» risposi.
Sorridesti, e ti voltasti verso di me con un sorriso splendido sul volto. «Che altro?»
«Sento la foresta, il vento, il mare... E tutto segue te, il ritmo del tuo respiro, i tuoi movimenti. E' il vento che si sposta per accarezzarti i capelli in modo così splendido, non i tuoi capelli che si spostano per il vento». Ti presi una ciocca di capelli tra le dita, e li lasciai scivolare tra le mie mani. Erano liscissimi, lunghi, del colore dell'oro. Presi un'altra ciocca, dall'attaccatura, e la lasciai sventolare alla brezza notturna. Si muoveva dolcemente, con dei movimenti ondosi, sinuosi. Il vento la dondolava a destra e a sinistra.
«E tu, cosa senti?» domandai a voce bassissima, per non disturbare la notte.
Senza spostare la testa, mettesti una mano sopra la mia, e insieme tenemmo la tua ciocca di capelli sventolante. «Ho sentito il tuo cuore» sorridesti. Anch'io sorrisi, senza distogliere lo sguardo dai tuoi capelli. Con l'altra mano li accarezzai. «E sai una cosa? Le onde si muovono al ritmo del tuo cuore. A ogni battito loro tornano indietro, quando il tuo cuore tace loro si rifanno avanti» ti facesti più vicina e mi baciasti. Era il nostro primo bacio, e ti baciai con entusiasmo, gioia pura. Ti cinsi i fianchi e ti baciai, ti baciai, ti baciai. In silenzio ci spogliammo, ci provammo dei nostri vestiti, del nostro pudore, del nostro imbarazzo, delle nostre prime volte. Insieme provammo quella sensazione indescrivibile, quel piacere fisico insuperabile, quel rito che sancì per sempre il nostro amore. Insieme ci amammo alla follia, quel giorno. Volevamo di più, sempre di più. E lo ottenemmo, ciascuno grazie all'altro, proprio lì, stesi sulla sdraio sulla terrazza del bar di tuo padre. Avevamo entrambi il cuore in gola, per la paura che tuo padre ci scoprisse, ma presto dimenticammo tutto. Dimenticammo dove ci trovavamo, ricordavamo solo con chi eravamo. Non lo dimenticherò mai, mai. Sei stata la mia prima volta, ma non per questo non potrei mai scordarmi di te. Non dimenticherò mai il tuo sapore, la tua essenza, l'amore di cui mi colmasti quella notte. Non dimenticherò la tua dolcezza, la tua gentilezza, il tuo garbo nel farmi entrare dentro di te. Questo non dimenticherò mai: il modo in cui mi accogliesti, con la tua tipica dolcezza velata da un filo di eccessiva vivacità. Eri ansiosa di sperimentare, e io accontentavo ogni tuo desiderio. Anch'io volevo scoprire, imparare, sbagliare; con te. Sperimentammo tutto quella notte, e di quella notte serberò per sempre un ricordo indelebile.
Quando tutto finì, ci stendemmo uno accanto all'altra, ansimanti, sudati, accaldati. Mi prendesti per mano e scoppiasti a ridere. Allora non riuscii più a resistere. Nonostante avessimo fatto l'amore tutta la notte, sentii di nuovo la forza di alzarmi e venirti vicino, e baciarti con amore, passione, coinvolgimento, emozione. Mi sembrò che quel bacio non finisse mai. E infatti è stato così. Basta che chiuda gli occhi e riesco ancora a sentire il tuo ansimare, il tuo odore, il calore del tuo corpo così vicino al mio. Quel bacio, e quella notte, furono eterni, perchè ancora vivono nei miei ricordi.

Oggi, prima di venire a trovarti, ho riletto tutto quello che ho scritto, e improvvisamente mi è venuto da ridere. Tanto che Marta è accorsa dalla cucina per vedere cosa mi fosse capitato, pensa! Sai perchè mi sono messo a ridere, Guinevere? Perchè mi sono finalmente reso conto di cosa sto realmente facendo. Ti rendi conto, Guen, che ti sto scrivendo una lettera? Ci avresti mai creduto? Ah, cosa mi fai fare, pazza ragazza! Come quella volta, ricordi, quella volta che mi buttai in mare aperto all'una di notte, solo per recuperare la tua ciabatta... L'acqua era gelida, ma io mi tolsi la maglietta e mi tuffai! Solo per te, per recuperare la tua ciabatta... Quando te la restituii, bagnato fradicio e congelato, tu ridesti e mi dicesti «Era solo una ciabatta! Ora ti prenderai una polmonite solo per una ciabatta!».
Ma io ribattei che no, non l'avevo fatto per la ciabatta. L'avevo fatto per te, perchè così non avresti dovuto tornare a casa con una scarpa sì e una no.
«E ora invece mi tocca tornare a casa con un piede caldo e l'altro congelato». Sei sempre la solita, testarda come un mulo. Ma era per questo che mi piacevi. Avevi sempre la risposta pronta a tutte le mie battute, le mie provocazioni, a tutti i miei discorsi. E chissà perchè, le tue risposte sembravano sempre migliori delle mie domande.
Uscendo e incamminandomi lungo la strada per venire a trovarti, mi sono chiesto chissà cosa risponderesti a questa lettera, oggi. Cosa mi diresti? Scriveresti finalmente qualcosa di dolce e romantico o, incorreggibile come sei, replicheresti con una lettera ironica e un filo irrisoria? Io opterei per la seconda. Solo così saprei che sei ancora tu, che il tempo non ti ha cambiata di una virgola, che il tuo spirito sopravvive nel tempo, in attesa di ricongiungerti col mio. Io sto aspettando quel giorno, e tu? Io, sai, lo aspetto da sempre. Lo aspetto dal momento esatto in cui ti sei spenta, tra le mie braccia. Non desidero la morte, no. Non è questo che mi hanno insegnato. Desidero la nuova vita, quella ultraterrena, la vita dopo la vita. La desidero per stare con te, per stringerti di nuovo tra le mie braccia, per sentire un'ultima volta il tuo sapore sulle mie labbra, per annusare ancora il tuo profumo inebriante. Cosa farei, Guen, tu non sai cosa farei per poter ascoltare un'ultima volta la tua voce. E la cosa che mi manca più di tutte, più dei tuoi abbracci, più dei tuoi stessi baci, è la tua risata. Oh, Guen, mi manca così tanto. Vorrei averla registrata, quando ne ebbi l'occasione, per poterla sentire e risentire, sentire e risentire. Non dormirei le notti, per riascoltare ininterrottamente il suono paradisiaco della tua risata. Passerei giorni interi a riavvolgere il nastro in continuazione. La tua risata diventerebbe per me una droga di valore inestimabile, la più preziosa, la più afrodisiaca.
Ma in fondo è meglio che non l'abbia registrata. Mi manca, sì, tu non sai quanto. Ma l'attesa non fa che rendere tutto ancora più entusiasmante, più ansiogeno ed euforico, fino al giorno in cui, finalmente, la risentirò. E allora mi sentirò in pace. Chiuderò gli occhi ed inspirerò il suono della tua felicità. E sarò felice anch'io, come non mai. Perchè trovarti una volta è stato una benidizione, ma ritrovarti sarebbe un vero e proprio miracolo.

Justin."



SPOILER (click to view)
capitolo due. un attimo.
Con un sospiro metto il punto, e mi alzo dalla panchina. Mi avvicino al cumulo di terra, arrotolo la lettera e la chiudo con un nastrino azzurro - il tuo colore preferito. La rimiro per un ultimo secondo, prima di appoggiarla con un sorriso sulla tua tomba, accanto ai fiori che ti ho portato la settimana scorsa. Vado a riempire l'innaffiatoio e mi metto a dare l'acqua ai fiori. Sono dei bei fiori: un bouquet di nontiscordardimè, margherite e alcuni tulipani rosa. Non so quali significati abbiano, li ho scelti solo perchè i nontiscordardimè mi ricordavano il colore dei tuoi occhi, le margherite il vestito che indossavi quando ti sei spenta, e i tulipani le tue labbra. Rosee, delicate. Proprio come i petali di questi tulipani.
Torno a sedermi sulla panchina, all'ombra di un alto cipresso, e pensieroso contemplo la tua tomba. Non riesco a pensare che lì, sotto quel cumulo di terra, ci sei tu, rinchiusa in una bara, gli occhi chiusi, la pelle divorata dai vermi. Inorridisco ancora se penso al tuo sangue, al tuo sangue che era ovunque, quella sera. Una disattenzione, un attimo di distrazione, e tu non c'eri più. Mi sei spirata tra le braccia, non lo dimenticherò mai.

«Jus, per favore, passami il coltello» mi chiedesti, senza staccare gli occhi dal pollo. Io sbuffai e andai in cucina a prendere ciò che mi avevi chiesto.
«Faresti prima se utilizzassi le forbici»
«Mamma mi ha insegnato a farlo così, e io lo faccio così» ribattesti, ferma. Alzai gli occhi al cielo e ti diedi il coltello. Tu ringraziasti senza guardarmi, e iniziasti a staccare le parti del pollo: tagliasti il petto, le ali. A un tratto ti fermasti, schioccando la lingua alzasti gli occhi sul coltello e dicesti: «Accidenti, questo coltello è troppo piccolo. Me ne serve uno con una lama più affilata». Ti dirigesti in cucina, e io sorrisi della tua espressione concentrata, seria. Ti sentii aprire il cassetto, riporre il coltello e prendere il coltello più grande. Chiudesti il cassetto e tornasti nel tinello con un coltellaccio lungo quasi quaranta centimetri.
«Signora cuoca, non le sembra un po' esagerato quel coltello per tagliare un... GUEN!». Inciampasti, inciampasti su quella stringa slacciata delle tue scarpe. Inciampasti, e cadesti. Il coltello si conficcò sul tuo petto, penetrò in profondità e perforò il polmone. «GUEN!». Mi lanciai verso di te, ti afferrai per le spalle, ti voltai a pancia in su e ti appoggiai alle mie gambe. Con un conato estrassi il coltellaccio dal tuo petto: dei suoi quaranta, più di trenta centimetri si erano conficcati dentro di te. Lanciai via il coltello sporco del tuo sangue, lontano.
«Guen, Guen» ripetevo, farneticavo. Ti schiaffeggiai il viso, così pallido e vuoto. «Guen». Cercai di tappare il buco sul tuo petto con le mie stesse mani, lo tamponai con il lembo della mia maglia. Ricordo perfettamente la mia maglietta, bianca, intrisa del tuo sangue. L'odore del tuo sangue mi faceva girare la testa, ma non mi allontanai da te. «Guen, Guen». Gli occhi accecati dalle lacrime, il volto contratto in una smorfia di pura disperazione. «GUEEEN!» mi lamentai, mi disperai, mi dimenai, cercai in tutti i modi di rianimarti. Ti schiaffeggiai, ti scrollai, ti praticai la respirazione bocca a bocca. A un certo punto desistetti, non cercai più di rianimarti; ma ti baciai. Baciai le tue labbra gelide, pietrificate. Le baciai e le bagnai delle mie lacrime. Le baciai e mi sentii morire. Le baciai e ti sentii spirare il tuo ultimo respiro nella mia bocca. Il tuo respiro di morte si infilò dentro di me, scivolò lungo la gola e si ripose accanto al cuore.
Ancora oggi, lo sento pulsare, lo sento vivere vicino al mio cuore. E' una massa, un'essenza, una presenza continua. Una massa gassosa, color nero pece, che si è rifugiata in me, per non morire. Mi hai donato la felicità, e anche dopo la morte mi donasti il tuo ultimo attimo di vita. Ce l'ho ancora dentro di me. Siamo andati avanti insieme. Hai vissuto in me. Per tutti questi anni ho vissuto anche per te.
Mi asciugo le lacrime e stringo una mano sul petto. «Sì, ti sento, Guen. Sei qui, lo so» sussurro, la voce rotta dai singhiozzi. Ogni volta che ripenso a quel giorno, le lacrime mi offuscano la vista e non posso che scoppiare a piangere. Mi sento ancora morire, ogni volta che ricordo il tuo viso, pallido, immobile, morto. Ogni volta che rivedo i tuoi occhi vitrei. Non posso ancora credere che quegli occhi spenti, privi di vita, fossero gli stessi occhi vividi e brillanti che sapevano leggermi dentro, gli occhi che io stesso sapevo leggere alla perfezione. È vero, anche se tu non lo ammetteresti mai, anch'io sapevo leggere i tuoi, tanto bene quanto tu facevi con i miei. Quel giorno, tutti, nei tuoi occhi, avrebbero letto chiaramente: "Addio". Io ci ho letto "Arrivederci". E sapevo di avere ragione. Lo sappiamo entrambi.
I tuoi occhi, quelli che amo, non sono quegli occhi che da tempo si sono chiusi, quegli occhi che non si sono mai riaperti. Gli occhi che amo erano fulgidi, brillanti, ricchi di vita. Penso ai tuoi occhi, allo sguardo che avevano prima di spegnersi per sempre, e non li riconosco, non riesco a capacitarmi che siano gli stessi.
Mi sono dimenticato di scriverti una cosa nella lettera: che ti amo. Non te l'ho ancora detto, non ce l'ho fatta nemmeno stavolta. Tra le lacrime sorrido. Mi alzo dalla panchina e mi avvicino alla tua tomba. Mi inginocchio sul cumulo di terra, mi inginocchio su di te. Guardo la tua lapide, fisso negli occhi la tua foto. Ecco, questi sono i tuoi veri occhi. Vivi, sorridenti. Tu sorridi, raggiante, felice. Te l'ho scattata io, questa foto, di nascosto. Subito dopo aver fatto l'amore, ti stavi rivestendo e io ti ho immortalata, così, leggera e felice. Cerco di sorridere anch'io.
«Guinevere, ti amo. Guen, lo farò fino alla fine dei miei giorni, fino al mio ultimo respiro. Quando spirerò, libererò anche il tuo ultimo respiro, e saremo di nuovo insieme. Ti amo, Guen. Ti amo». Piango su quella tomba per ore. Piango di amore, di rimpianto, di nostalgia, di mancanza. Piango per te, Guinevere.
Mi alzo solo quando è già scesa la sera. Mi pulisco i pantaloni dalla terra e ti saluto. «Ci vediamo la prossima settimana». Me ne vado, torno alla mia vita. Torno da Marta, la donna che ha saputo starmi accanto pur sapendo che il mio cuore sarebbe sempre appartenuto a un'altra ragazza. Le voglio un'infinità di bene, ma non potrei mai amarla come ho amato Guen.
Non so perchè le ho scritto quella lettera. Non ho mai amato scrivere, non sono mai stato bravo con le parole. Ho sempre preferito disegnare Guen, disegnare i suoi occhi, il suo profilo, le sue labbra, i suoi capelli, il suo sorriso. Le ho scritto perchè... Ne avevo bisogno. Le ho lasciato le mie parole, spero che le leggerà. Non le ho lasciato scritto che l'ho amata e che l'amerò per sempre. Quello lo tengo per me. Ho lasciato le mie parole al vento; spero che gliele porterà, lassù dove si trova ora. Spero di ritrovarla presto, dirle che la amo, che l'ho aspettata per tutta la vita. Dirle che mi dispiace che è morta, che non volevo. Dirle che mi dispiace che la madre le abbia insegnato a fare a pezzi il pollo con il coltello, e non con le forbici. Dirle che mi dispiace per non averle fatto notare che aveva la scarpa slacciata. Dirle che mi dispiace per non essere andato io a prendere il coltello. Dirle che mi dispiace, mi dispiace. E anche per dirle grazie, grazie per quello che mi ha donato in una sola estate, grazie per avermi lasciato un'impronta nel cuore che anche trentasei anni dopo scotta ancora, pulsa del suo ricordo.
Questo il messaggio che voglio recapitarle di persona: Mi dispiace. Grazie. E Ti Amo.
 
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belieber4ever
view post Posted on 27/6/2010, 09:32




è bellissimo mi hai fatto piangere!!! è stupendo!
 
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#hurricane
view post Posted on 27/6/2010, 12:14




brava te che l'hai letto xD è infinitamente troppo lungo ò_ò grazie mille, comunque <3
 
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.Bri<3
view post Posted on 27/6/2010, 19:17




dio ale ma è possibile che ogni tua FF mi faccia piangere? ç____ç Essendo stupenda non pensi neanche a quanto è lunga ma a quello che poteva dire Jus, e te, come sempre, hai spiegato tutto in maniera perfetta *w*
 
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#eenie meenie
view post Posted on 28/6/2010, 10:16




è... è...è... non ci sono parole per descriverlo.
è stupendo ale, anzi più che stupendo. Però adesso a te il compito di spiegare a mia mamma perchè sto piangendo come una disperata davanti al computer ùù
Comunque, provando a rimanere seria: sei veramente bravissima, complimenti!
Un giorno quando sarai una scrittrice famosa verrò da te a farmi autografare il libro e ti dirò "Sai, io sono una delle tue prime fan, quella che ti rompeva le balle per farti postare un altro capitolo delle tue fan fiction. Una di quelle che ti ha sempre detto che sei meglio della meyer"
 
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#hurricane
view post Posted on 29/6/2010, 01:26




O______O o mio dio. così fate piangere me ç___ç
grazie a tutte, davvero! siete troppo gentili e... grazie! <3
 
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#eenie meenie
view post Posted on 29/6/2010, 09:44




CITAZIONE (#hurricane @ 29/6/2010, 02:26)
O______O o mio dio. così fate piangere me ç___ç

Per tutte le volte che hai fatto piangere noi ben ti sta ùù
Scherzo tvb <2
 
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toto_jeibi
view post Posted on 7/7/2010, 11:58




Anche io ho pianto ç__ç HAi detto delle parole troppo belle. Le lacrime scendevano sole... Sei bravissima<3
 
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#hurricane
view post Posted on 7/7/2010, 14:35




grazie mille, davvero! *______* significa molto per me <3
 
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babu98
view post Posted on 19/8/2010, 09:41




è stupenda! Povera Guen T.T...mi fa piangere...6 bravissima!
 
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~She'sTheOne~
view post Posted on 20/8/2010, 23:52




Bellissima..su questo forum ormai non conto più le lacrime versate. Sono troppe, e oggi se ne sono aggiunte altre. Sei bravissima, veramente con due capitoli mi hai tirato fuori l'anima dagli occhi. Brava davvero. <3
 
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Mîlêš
view post Posted on 23/8/2010, 00:13




bellissimo *.*
 
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#hurricane
view post Posted on 24/8/2010, 13:18




oh, grazie! : D pensavo che questo concorso fosse ormai dimenticato : )
 
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LUDOVICACIVODUL
view post Posted on 9/11/2010, 13:45




anche se sono in ritardo(come sempre), ti dico che mi hai fatto piangere e ridere, ridere perché stavo pensando a come io possa piangere per una storia e on quando le persone muoiono veramente, e piangere perché mi sono un po' immedesimata in justin...
 
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Giulia Bieber
view post Posted on 29/11/2010, 16:26




A distanza di mesi e mesi io che faccio?? cazzeggio sul forum e mi imbatto in questi due capitoli strappalacrime. mio dio sembro una deficente sola in casa frignando per delle parole che mi hanno fatto diventare dolce.
Non posso che complimentarmi 50000000 volte per i capitoli e chiederti scusa per l'immenso ritardo ahahah xD
 
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17 replies since 26/6/2010, 23:24   660 views
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